Nel mondo dello sport, c’è una “panchina” sulla quale ogni atleta deve sedersi, in attesa del proprio turno, prima di poter scendere in campo e dimostrare di avere in se il potenziale necessario per diventare un campione! Nella vita di ognuno di noi, c’è “una panchina” sulla quale tutti dobbiamo prima o poi sederci, in attesa del treno che ci porterà a destinazione!
Una cosa è certa, in ognuno di noi c’è nascosto un campione che sta aspettando il proprio turno per salire sul treno che lo condurrà alla realizzazione del suo destino, ma non prima di essersi seduto su quella “panchina”! La Parola di Dio ne è piena di esempi! Abrahamo, Giuseppe, Mosè e numerosi altri figli di Dio elencati nella Bibbia dovettero sedersi su una panchina, prima di poter fare una differenza in questo mondo. Ma a che serve la panchina? Forse a farci alzare gli occhi al cielo per vedere la vita nella giusta prospettiva…
Fu su una panchina dei giardini di Villa Sperlinga, a Palermo, che quarant’anni fa io alzai gli occhi al cielo per la prima volta nella mia vita, lanciando una sfida a “chiunque” mi vedesse da lassù: “Se veramente ci sei, allora provamelo e dammi una ragione per vivere”!
Vi è mai capitato di guardare giù dal finestrino di un aereo che sta per atterrare e vedere le case sparse sulle colline, e i veicoli che si muovono sulle strade, pensando alla moltitudine di gente che corre così freneticamente laggiù, mentre voi vi domandate come può la vita sembrare così “diversa” vista da lassù? Il tempo sembra avere una dimensione diversa, la prospettiva è diversa, gli orizzonti sono diversi, e le priorità sono molto diverse quando vengono viste da quell’altezza e da quella prospettiva …
“Mentre abbiamo lo sguardo intento non alle cose che (di solito) si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono solo per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne” (2 Corinzi 4:18) e durano per sempre.
Mi ricorda una vecchia canzone che alcuni di noi cantavamo negli altri anni settanta, le cui parole dicevano più o meno così: “Se tu alzi il capo su quelli intorno a te, tu stesso diventi una montagna, e loro ti resistono, ti lottano e ti combattono, perché non ti capiscono … tu vivi nell’eternità, ma loro vivono nel tempo nella valle!”
Chi usa spesso il computer conoscerà sicuramente quel programma (“Google Earth”) che ti permette di zoomare dall’alto del cielo su qualunque punto della terra e ti fa vedere perfino la strada in cui vivi, la tua casa, anche il luogo più sperduto della terra … forse anche quella “panchina” di Villa Sperlinga, a Palermo.
Dopo quarant’anni, questa mattina ho pensato di cercare su Google quella panchina così importante della mia vita, trovando perfino una pagina di Facebook, che è stata chiamata “Villa Sperlinga”. Chi l’ha aperta, l’introduce in questo modo:
“Per chi ha frequentato “Villa (Sperlinga)” dal 72 fino all’ 82 e ha un episodio, un aneddoto da raccontare, un personaggio da ricordare o descrivere, un amico che non c’è più di cui parlare. E per tutti quelli che si riconoscono negli ideali di rispetto e di non violenza che erano propri del “Flower Power”. L’idea è quella di fare rivivere attraverso ricordi e racconti questa parte di storia Palermitana.”
La presentazione continua poi dicendo: “C’è stato un momento, nella storia della società occidentale, in cui un mondo migliore sembrava davvero possibile. Si parlò di fare l’amore invece della guerra. Nel “Flower Power” c’era già tutto: ecologia, spiritualità, politica, amore, pace. Un benvenuto e un grazie di cuore a tutti quelli che arrivano qua.”
Queste parole hanno fatto sì che tornassi indietro nel tempo alle speranze e alle illusioni di un’intera generazione che al quel tempo credeva di poter costruire “un mondo migliore”… Dove sono quei giovani oggi? E cosa è successo a quegli ideali? Ragazzi, se siete ancora là fuori da qualche parte, per favore scrivetemi e parliamone …
Purtroppo io ero già arrivato al capolinea quel giorno, su quella panchina di Villa Sperlinga, quando alzai gli occhi al cielo, gridando: “Se veramente ci sei, allora provamelo e dammi una ragione per vivere”! Non credo che a quel tempo esistesse ancora Google Earth, ma sembra che “qualcuno” dal cielo fu in grado di zoomare su quella panchina e di accogliere la mia sfida, perché nel giro di minuti accadde ciò che trasformò la mia vita per sempre!
Una ragazzina che non aveva ancora raggiunto l’età adolescenziale si avvicinò, pedalando su una “graziella”, per dirmi che sua mamma l’aveva mandata ad invitarmi a pranzo …
Non conoscevo la ragazzina, tanto meno sua madre, ed è per questo che fui incuriosito! Era una cosa inaudita! Ero abituato a vedere le “mamme” di solito passare dall’altra parte della strada, quando vedevano un “capellone” che si avvicinava sullo stesso marciapiede, non ad una donna che aveva il coraggio di mandare sua figlia ad invitarmi a pranzo!
Stavo sognando? O stava succedendo davvero? E che cosa aveva a che fare con la sfida che avevo appena lanciato verso il cielo? Lo scoprirete nel prossimo capitolo …
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Che meraviglia fratello mio! Stai esattamente raccontando nel modo in cui io mi immaginavo che un giorno avrei letto “la tua storia”. Che Dio continui a benedire il tuo racconto trasformando i ricordi in parole e le parole in vere e proprie visioni per chi le leggerà. Un forte abbraccio !
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